Addomesticamento del Tango
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I maestri di ballo di inizio secolo (fortemente ispirati da motivazioni di sviluppo professionale e commerciale) intrapresero con decisione questa via “dell’addomesticamento del Tango“, per renderlo accetabile, “decente” in altre parole facilmente fruibile da ogni categoria di utilizzatori.
Uno studio fondamentale per meglio comprendere questa fase cruciale nell’evoluzione della danza è l’esauriente saggio del 1997 di Lidia Ferrari apprezzata commentatrice argentina dall’esplicativo titolo:
“El problema della autenticidad del Tango”
Comentarios sobre “el tango Argentino de salon: Mètodo de baile teorico y practico de *Nicanor Lima, de 1916”
dove, l’addomesticamento presentato dall’autore Maestro e titolare di una scuola in Argentina, si pone come obiettivo quello dell’adecentamiento (da rendere “decente”) del ballo, al tempo stesso rivendicando per lo stile che ne risulta la patente di “autentico Tango Argentino” intento che, come fa notare Lidia Ferrari risulta impossibile da condividere in quanto le modificazioni apportate dal Lima e dagli altri maestri suoi contemporanei aventi simili obiettivi, sfociano in un’effettiva mutilazione” realizzata grazie al repressione di quelli che sono gli aspetti autenticamente originali della danza.
Jose Gobello, in “Cronica general del tango” del 1980 (l’anno in cui viene celebrato il centenario del Tango) cita la frase del 1913 di un preoccupato osservatore (e praticante) che si autodefinisce “Viejo tanguero” in quanto avversario della “francesizzazione” del ballo, in cui si sostiene che “l’ambiente europeo che sta impegnando il tango, lo ha restituito alla patria d’origine con altro accento e altri abiti. La sua permanenza nel vecchio continente lo ha reso straniero… il tango, come viene eseguito, può venire adottato dai saloni aristocratici, però sarà necessario cambiargli il nome dal momento che lo si spoglia del suo carattere.“
* Il maestro Nicanor Lima, creatore del primo metodo di insegnamento del tango argentino (1916) si incaricò della pulizia delle figure sconvenienti per la morale commune.